Se si eccettuano le bibliche foglie “indossate” da Adamo ed Eva nell’Eden, il primo abito fu indubbiamente una pelle di animale, che all’inizio fu usata intera, al naturale, ma che poi venne, secolo dopo secolo, sempre più lavorata, adattata alle membra e confezionata. Le pelli nelle primissime civiltà hanno avuto un ruolo assai importante, connesso al loro valore commerciale già allora notevole: non per nulla una delle parole con le quali oggi si definisce il denaro, “pecunia”, deriva da “pecus”, termine latino che indica il bestiame in genere (da cui l’italiano “pecora”), le cui pelli venivano usate come merce di scambio e come denaro. Ancora oggi pelliccia significa denaro, rimasta per secoli privilegio pressoché assoluto dei sovrani, della nobiltà e del clero, però negli ultimi decenni, grazie al diffondersi del benessere, la pelliccia si è trasformata, per molte donne, da sogno in realtà. Una realtà nella quale, a dispetto della civiltà consumistica e industriale che stiamo vivendo, la pelliccia non ha perduto assolutamente nulla del suo fascino, del suo prestigio, delle sue caratteristiche esclusivamente artigianali.
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